Giancarlo Buzzanca - Presentazione

Reale vs virtuale 

Quando si adotta il termine virtuale solitamente la fantasia prende il sopravvento rispetto alla realtà. Si è abusato molto di interpretazioni di virtualità legate a fenomeni legati a mode passeggere che hanno prodotto scarsi ed inutili applicazioni pratiche (il caso di Second Life basterebbe a illustrare questo aspetto).

E' anche vero che nella letteratura specializzata alcuni concetti legati alla virtualità non trovano ancora definizioni solidamente codificate, mentre, in positivo alcuni sforzi sono stati compiuti, proprio nell'ambito del MiBAC, per fornire, attraverso l'OTEBAC e la specifica pubblicazione “Mostre virtuali online. Linee guida per la realizzazione” (Roma, 2011) alcune raccomandazioni dedicate alla definizione dei concetti, alla illustrazione dello sviluppo e della realizzazione di progetti esemplari.

Interessante osservare, all'interno di questa pubblicazione il breve contributo di Susan Hazan, Digital Media Curator, Israel Museum, Gerusalemme e Shara Wassermann, Exhibition Director, Temple University Art Gallery, Roma relativo alla “Mostra fisica vs. Mostra virtuale. ll punto di vista di chi lavora in un museo” perché proprio questo confronto, nel nostro caso diacronico (la mostra è avvenuta 40 anni or sono), chiarisce i termini della nostra azione. Il valore aggiunto dell’esperienza virtuale è dato, vien detto, dalla libertà di navigare attraverso i contenuti con un proprio percorso e un proprio ritmo e le proprie esigenze, dall’opportunità di allargare l’orizzonte delle conoscenza passando da un contenuto digitale all’altro attraverso percorsi incrociati, dall’accesso ai contenuti culturali attraverso personal computer o dispositivi mobili.

Mostre virtuali online. Linee guida per la realizzazione” (Roma, 2011)

Occorre aggiungere che, le citate linee guida sono sono destinate alle istituzioni culturali che mettono in atto strategie di valorizzazione e diffusio­ne della conoscenza attraverso:

E' proprio questo il nostro caso. Nell' impossibilità di poter ricreare fisicamente la mostra del 1972 il cui allestimento fisico era costituito, a parte le opere esposte ed i pannelli fotografici, di tubolari e tela usata per “creare” spazi, pareti, divisori e quinte sceniche l'idea, come già chiarito, di riproporre oltre che nel Catalogo (definito da Baldini e Dal Poggetto Guida alla mostra) la mostra stessa, vista la sua eccezionale importanza storica, nasce in seguito ad un’azione istituzionale di conservazione, per valorizzare e rendere fruibile per un pubblico, il più vasto possibile, la cospicua collezione di fotografie (circa 350), di grandi dimensioni in bianco e nero e a colori, che documentano l’allestimento della mostra, e di foto b/n, diapositive a colori e negativi fotografici (circa 1000) relativi alle opere e ai pannelli illustrativi esposti come ha già chiarito Anna Mieli.

La virtualità, nel nostro caso, è sinonimo di persistenza nel tempo.Una mostra temporanea e fisica acquista, quindi, consistenza e stabilità attraverso una ricostruzione virtuale, attraverso la messa a “frutto” della enorme documentazione fotografica rinvenuta negli archivi.

Non è presente, in questo sito, nessun particolare artificio. Non ci sono ricostruzioni 3D, non ci sono le tipiche animazioni di cui il Web commerciale pullula e che costituiscono esempi (anche clamorosi) di non accessibilità del Web ai disabili, nonostante la ricca e ben dettagliata normativa a proposito. Il percorso di visita che si dipana dalle sale o dalle stesse opere esposte è ricco di gallerie fotografiche con possibilità di zoomare sulle immagini con buona definizione di dettaglio.

La realizzazione del sito è, peraltro, avvenuta senza alcun costo per l'amministrazione che non sia quello legato all'uso delle risorse già disponibili. Ed un sito costruito senza alcun costo materiale non è affatto cosa di poco conto.

(introduzione di Giancarlo Buzzanca)